Non dice mai cose banali, ma soprattutto è diventato un punto di riferimento a livello nazionale, visti i risultati stratosferici della campagna vaccinale nel Lazio. L’assessore alla sanità Alessio D’Amato, attraverso le colonne del Messaggero ha lanciato una nuova proposta guardando al futuro. Una proposta che dice la stessa cosa del Ministro Speranza, ma guardando la situazione da un punto di vista diametralmente opposto. Se il Ministro della Salute in mattinata ha affermato: “Più vaccini, o in autunno rischiamo di chiudere di nuovo”, Alessio D’Amato qualche ora prima aveva tracciato la rotta per la nostra Regione: “Con il 90% dei vaccinati va abolito il green pass, come in Danimarca”.
Il Lazio punta dritto all’85% e l’Assessore è certo che sarà un obiettivo raggiunto a fine settembre e da lì al 90, il passo sarà molto breve. Raggiunto quel numero sarà giusto riaprire tutto e tornare alla vita normale. Alla domanda se il Lazio voglia fare una sorta di secessione, l’Assessore ha risposto così: “Non può farlo il Lazio da solo, è una decisione che deve prendere il governo, ma diamoci un obiettivo e consentiamo alle Regioni virtuose di riavvicinarsi alla normalità”.
Per arrivare a quella quota però c’è da convincere una buona fetta di popolazione: “E’ lo zoccolo duro – afferma D’Amato – perché quella del 90% è un’asticella molto ambiziosa e si supera solo convincendo i 50-60enni. Nel Lazio sono 165 mila i non vaccinati e quindi la metà della media nazionale. Ma se in Italia si infetta il 10% di quella quota senza vaccini, parliamo di circa 300 mila persone. Ecco perché l’obbligo diventa importante, per evitare che in autunno ci sia la pandemia dei non vaccinati”.
E qui torna quell’autunno già citato dal Ministro Speranza, quella porta verso l’ignoto che tutti temono, è per questo che D’Amato afferma di quanto il Lazio sia pronto ad ogni eventualità: “Siamo pronti per la terza dose, ma anche per la partita parallela delle cure, soprattutto per chi non può vaccinarsi”. Non può però, per motivi di salute o per bassa risposta immunitaria, chi non vuole vaccinarsi e finisce in terapia intensiva, a luglio è costato alla Regione 2 milioni di euro: “Soldi che – conclude D’Amato – avremmo potuto spendere meglio, magari per l’assistenza domiciliare agli anziani. Il Lazio però cura tutti e lo fa anche bene”.