Colpo di scena nell’inchiesta sulla sparatoria avvenuta nel carcere di Frosinone lo scorso 19 settembre. E’ un agente di polizia penitenziaria a raccontare al magistrato che la semiautomatica nella sezione alta sicurezza della casa circondariale l’aveva portata lui perchè avevano sequestrato moglie e figli e li tenevano con una pistola puntata alla testa.
Le indagini avevano puntato in un’altra direzione. Si è parlato già qualche ora dopo i fatti di un drone partito da un parcheggio adiacente al carcere che di fatto consegno l’arma al detenuto affinchè potesse poi rivolgerla contro altri carcerati. Sin da subito sono emersi dunque elementi che confortavano la ricostruzione della polizia. Oggi il racconto shock dell’agente della penitenziaria e’ finito sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti per verificare tutte le possibili implicazioni in una vicenda che si fa sempre più delicata.