LAZIO – 29 MAG – I casi di peste suina sono saliti a quindici nel Lazio, quasi tutti concentrati su Roma ed uno nel reatino. L’Assessore D’Amato ha sottolineato come il monitoraggio sia continuo e si stia attendendo la perimetrazione per l’area del reatino coinvolta. Un problema, quello della peste suina che si intreccia alle tante preoccupazioni che coinvolgono il mondo degli allevatori laziali, di cui si è parlato nell’incontro di venerdì a Roma firmato da Coldiretti.
“La velocità con cui si diffonde la peste suina – ha spiegato David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio – rischia di mettere in discussione non solo la filiera suinicola, ma anche altre realtà, come le aziende zootecniche”. Il discorso è molto semplice: laddove vengono riscontrati focolai gli agricoltori saranno costretti a distruggere anche fieno e paglia, foraggio che in questi tempi di guerra vale oro e quindi rappresenterebbe un aggravio di costi. “Siamo molto soddisfatti – ha sottolineato Granieri – della cabina di Regia della Regione e della richiesta di indennizzi rilanciata dal Presidente Zingaretti: noi dobbiamo pensare al rilancio del settore”.
Sul versante cinghiali invece, per Coldiretti, bisogna ricorrere a soluzioni drastiche, perché nel Lazio sono stati persi già 40 mila ettari di coltivazioni. Per l’associazione è necessario far partire al più presto gli abbattimenti, con l’estrema ratio di chiedere l’intervento dell’esercito per fermare l’invasione. “Nel Lazio sono presenti molte aziende suinicole importanti, alcune delle quali dispongono anche di oltre 7000 capi, il loro futuro è messo a rischio se non partiranno subito gli abbattimenti”. Un danno enorme, secondo Coldiretti, per le aziende agricole già alle prese con l’aumento dei costi, che ora si trovano raccolti distrutti, stalle assediate ed animali aggrediti. “Il contenimento della fauna – conclude Granieri – è necessario, perché il nostro Paese deve pensare a produrre di più per garantire il lavoro a tutte le aziende”.
29/05/2022 FABIO