Stesso lavoro, stessa mansione, stesse ore di servizio ma due diversi stipendi.
Quale è allora l’unico elemento che condiziona la disparità di retribuzione tra 2 dipendenti del comparto privato? Il sesso, che nel caso della donna rappresenta in provincia di Frosinone una discriminante talmente pesante da farle perdere in un anno quasi 8 mila euro rispetto ad un collega di sesso maschile.
Sono i numeri contenuti nel dossier “Disparità retributive e lavoro povero nelle province laziali”, elaborato dalla Uil del Lazio e dall’Istituto di ricerca Eures. “Una lavoratrice del settore privato del nostro territorio – dice Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – nel 2021 ha percepito mediamente quasi ottomila euro in meno di un suo collega uomo, per la precisione 7.894 euro”.
Ma se già questa vi sembra una cattiva notizia, ci sono altri due dati che la rendono pessima.
Il primo è che questa disparit è cresciuta in percentuale negli ultimi 10 anni.
Il secondo è che questo divario – presente in tutta la regione – solo in ciociaria diventa così netto.
“ Per contrastare l’erosione del potere di acquisto dei salari – spiega Anita Tarquini – occorrono misure fiscali di supporto a famiglie e imprese e rafforzare la contrattazione collettiva. Ma per cambiare direzione e offrire un futuro a donne e uomini va contrasta la precarizzazione del mercato del lavoro” conclude la segretaria della Uil Frosinone.