Gli italiani rinunciano alla frutta che fa registrare nel 2022 un meno 8%.
E’ l’analisi Coldiretti che spiega come il fenomeno sia da attribuire al caro prezzi che induce i consumatori a sacrificare gli acquisti di frutta , riducendoli drasticamente.
A sua volta, evidenza l’organizzazione, la colpa del rincaro è da attribuire al cambiamento climatico che scombussola i normali cicli di maturazione e quindi di disponibilità del prezioso alimento.
Una riduzione dei consumi del 17% per le pere, del 11% per le arance e l’uva da tavola, dell’8% per le pesche, le nettarine e i kiwi e del 5% per le mele.
Con ripercussioni poi sul comparto agricolo. Basti pensare che nel Lazio sono presenti complessivamente oltre 48 mila aziende con alberi da frutto. Nello specifico 1.500 che coltivano il melo , oltre mille quelle che si occupano della coltivazione del pero , 1.300 aziende per la nettarina, 1.150 aziende per la coltivazione dell’albicocco, 741 aziende impegnate nella coltivazione dell’uva da tavola.
“E’ importante valorizzare i prodotti base della dieta mediterranea – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri che evidenzia come questa diminuzione si ripercuota anche sulla salute del cittadino: “a partire proprio dalla frutta e dalla verdura, – spiega Granieri – è necessario ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura””. E
Ripartire dalla frutta, dunque, quella locale soprattutto, spiega Coldiretti, garanzia di stagionalità, genuinità e freschezza. Non essendo soggetta a lunghi tempi di trasporto, dura anche di più e, conseguentemente, azzera gli sprechi, facendoci risparmiare.