Ci sono anche l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce Franco Mottola e il figlio Marco alla seconda udienza del processo di secondo grado per l’omicidio di Serena Mollicone, la giovane uccisa nel 2001, il cui corpo venne ritrovato nel boschetto di Fonte Cupa. Assente invece, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, Annamaria Mottola, moglie di Franco. Padre, madre e figlio sono imputati con l’accusa di concorso in omicidio. In aula anche il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento mentre manca Vincenzo Quatrale, imputato per concorso in omicidio. Oggi davanti alla Corte stanno testimoniando consulenti e periti che si sono occupati del caso.
È stata una morte lenta, probabilmente a causa di soffocamento, quella di Serena. Lo ha spiegato la professoressa Cristina Cattaneo, medico legale del Labanof di Milano, chiamata dai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma che hanno riaperto, il 26 ottobre scorso, il dibattimento. Serena, ha detto la consulente in aula, “aveva un edema celebrale ma senza sanguinamento. Non è la tipica emorragia, quindi forse si è trattato di una morte lenta”, ha aggiunto. “La ragazza non è morta sul colpo e su questo siamo tutti d’accordo – ha aggiunto- Probabilmente si arriva all’evento del decesso, perché le vengono chiuse le vie aeree”. I 5 imputati oggi a processo nella Capitale sono stati assolti nel luglio del 2022 dalla Corte d’Assise di Cassino.
La Cattaneo ha agggiunto: “La morte di Serena non è stata immediata, la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi poteva essere salvata”, ha affermato Cattaneo, consulente della procura. Il perito ha aggiunto che il cranio della giovane è “compatibile con buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce”.