Quanto incide la precarizzazione del lavoro tra i giovani della nostra provincia? Quanti sono gli occupati stabili e quanti invece quelli atipici? L’Osservatorio sul precariato – che la Uil del Lazio e l’Istituto di ricerca Eures hanno attivato per monitorare il mercato del lavoro nelle province laziali – fa il punto comparando il primo semestre di quest’anno con quello del 2022. Concentrandosi sul settore privato escluso quello agricolo, i numeri confermano anche nella nostra provincia una crescente tendenza all’attivazione di contratti che non assicurano stabilità lavorativa.
Dei 22.136 contratti attivati nei primi sei mesi del 2023 il 74,8 per cento, pari a16.553 unità in valori assoluti, è atipico.E tra gli under trenta questa modalità contrattuale ha raggiunto la cifra di 5.064 contratti su 6.793 attivazioni complessive. Molto più esiguo è stato il numero dei contratti a tempo indeterminato (720), mentre quelli di apprendistato hanno raggiunto le 1.009. “Sebbene il numero di quest’ultima forma contrattuale sia in crescita rispetto al primo semestre 2022 quando si erano raggiunte 990 attivazioni – spiega Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – e sebbene l’apprendistato sia un rapporto di lavoro stabile, non possiamo nascondere che le retribuzioni che esso trasferisce a ragazzi e ragazze siano molto inferiori rispetto ai contratti indeterminati”.
La prova del nove ce la dà il calcolo della retribuzione media annuale. I giovani lavoratori del settore privato non agricolo nel 2022 hanno percepito mediamente un compenso annuale di 12.752 euro, risultato superiore alla media regionale (11.675 euro), ma che mostra un preoccupante distacco dalla retribuzione percepita mediamente dai lavoratori Ciociari che è stata di 19.584 euro annui. Ciò significa che gli under30enni della provincia hanno ottenuto compensi che non raggiungono i 2/3di quelli ottenuti a livello complessivo.
“E’ una condizione quotidiana difficile per tanti giovani che non possono progettare un futuro con risorse così limitate – dice Tarquini – precariato è anche discontinuità lavorativa. Non a caso nel 2022 la fascia più giovane della popolazione ha potuto beneficiare soltanto di 199 giornate retribuite nell’anno”. Un risultato considerevolmente inferiore a quellocomplessivo, dove le giornate retributive medie si sono attestate a 244.
Uno sguardo infine alle attivazioni contrattuali che hanno riguardato i giovani nel quinquennio 2018 2022.Il periodo appare contraddistinto da una diminuzione delle attivazioni, che per quanto riguarda i giovani si attesta al -20,9%, contro il -17,7% complessivamente osservato; tuttavia, se tale decremento ha coinvolto tutte le tipologie contrattuali, sono i rapporti a tempo indeterminato a registrare la più forte flessione, con un calo del 15,8 per cento, vale a dire da 1.874 a 1.577 in valori assoluti, mentrea livello complessivoil decremento è del 2,7 per cento (240 attivazioni in meno).
“Da anni la Uil si batte affinchéil lavoro assicuri un giusto reddito e garantisca sicurezza e protezione sociale alle famiglie– conclude la Segretaria Tarquini –Ma la precarizzazione sta mutando geneticamente il mercato del lavoro ed è arrivato il momento di dire basta, di invertire la rotta e di puntare sul lavoro stabile e di qualità”.