Una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore cassinate e il patrimonio finanziario e immobiliare a lui riconducibile, direttamente o intestato a prestanome.
Da qui sono partite le indagini penali della guardia di finanza del comando provinciale di Frosinone che hanno permesso di rilevare che l’imprenditore, per oltre dodici anni, stando alle accuse, aveva prestato soldi con tassi usurai nei confronti di decine di vittime, quasi tutte esercenti di attività commerciali e in un evidente stato di bisogno, acuito dalla crisi economica connessa alla pandemia e alla crisi energetica, stabilendo in una delle attività commerciali allo stesso riconducibile il centro operativo in cui avvenivano le erogazioni di denaro.
A conclusione delle indagini penali, nel gennaio 2023, il Gip del Tribunale di Cassino aveva emesso nei con-fronti dell’imprenditore un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, oltre a un decreto di seque-stro preventivo di disponibilità finanziarie e di un ingente patrimonio immobiliare.
A giugno poi il Tribunale di Cassino ha emesso la sentenza di condanna a 4 anni e mesi 2 di reclusione, di-sponendo la confisca dei beni e delle disponibilità finanziarie sottoposte a sequestro preventivo.
Entrano dunque a far parte del patrimonio dello Stato undici locali commerciali, nove appartamenti, sei locali ad uso garage e/o deposito, cinque terreni, due autovetture, oltre a disponibilità finanziarie per circa 375.000 euro.
Inoltre, sono state confiscate anche due attività commerciali situate nel centro cassinate, operanti nel com-mercio di prodotti ittici, della ristorazione e della locazione immobiliare.
Il Tribunale ha anche disposto la misura della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel co-mune di residenza, per la durata di anni tre.
L’imprenditore è accusato di usura, estorsione e abusiva attività finanziaria, riguardante un patrimonio del valore di stima di oltre 4milioni e 700 mila euro.