CASSINO/FORMIA – 22 MAR – Sulla carta era in Italia come una collaboratrice domestica e quando ha perso il lavoro ha percepito la disoccupazione, per un totale di circa 50 mila euro lorde. Secondo la guardia di finanza di Formia e la magistratura di Cassino, il suo lavoro consisteva in altro: per le accuse era una maitresse, che gestiva un giro di prostituzione tra Cassino e Minturno. Una donna colombiana è finita in una inchiesta della procura di Cassino contro una organizzazione dedita alla sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. Le prestazioni avvenivano in appartamenti delle due città locati in nero dagli indagati e messi a disposizione delle ragazze extracomunitarie.
Le Fiamme Gialle di Formia, coordinate dal tenente colonnello De Sarno, hanno dato esecuzione nei giorni scorsi all’ordinanza di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora congiuntamente all’obbligo di firma, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Cassino, nei confronti della colombiana, ritenuta dagli inquirenti dominus della organizzazione.
Le indagini sono state lunghe, andate avanti per circa un anno e mezzo tra il 2017 ed il 2018, e svolte con sopralluoghi, pedinamenti, analisi di alcune banche dati: per i finanzieri la donna, insieme ad altre 4 persone, tre uomini ed un’altra donna, incaricate della ricerca di nuovi clienti, si occupava non solo della gestione delle distinte case d’appuntamento, ma cercava anche ragazze da avviare alla “prostituzione”: sui loro compensi, sostiene la finanza, veniva trattenuto almeno il 50%.
L’organizzazione, ipotizzano i finanzieri non solo metteva a disposizione delle ragazze gli appartamenti, ma cercava di facilitare i contatti tra clienti e prostitute, prendono poi parte dei guadagni.
Un bresciano poi è indagato anche per aver attestato, falsamente secondo la finanza, che la colombiana aveva lavorato come collaboratrice domestica per lui, permettendole così di prendere la disoccupazione e di rimanere in Italia.