ROMA – 06 LUG – Meno 15 %: è quanto la produzione di latte ha fatto registrare lo scorso mese di giugno nel Lazio, messo a dura prova dal caldo record. Lo scorso mese infatti è stato il più caldo mai registrato in Europa, dicono gli esperti, con conseguenze patite non solo dalla cittadinanza ma anche dagli animali. E gli effetti negativi, ritiene l’associazione di agricoltori, si ripercuotono sulla produzione di latte che durante il periodo estivo subisce una fisiologica diminuzione. Ma con temperature africane, il calo diventa sostanzioso e al contempo preoccupante.
Con il caldo torrido, infatti, gli animali mangiano meno, bevono il doppio (fino a 140 litri al giorno) e producono meno latte. Inoltre, gli effetti dello stress accumulato in queste settimane si potrebbero manifestare nei prossimi mesi con l’allungamento del periodo parto-concepimento e il mancato raggiungimento del picco di lattazione. Gli allevatori si stanno mobilitando come possono per garantire il benessere degli animali, ricorrendo a doccette, ventilatori e acqua fresca nebulizzata, con conseguente aumento dei costi per la gestione delle stalle. Una situazione questa che mette a dura prova le tasche degli allevatori, già provate da un prezzo del latte irrisorio, sostengono, rispetto ai costi di produzione.
Ma oltre alla diminuzione del prezioso nettare bianco, dice Coldiretti, sono anche altre le conseguenze del caldo torrido di queste settimane sugli animali. Crescono infatti gli avvistamenti di cinghiali che lasciano le zone montuose per scendere a valle dove trovare acqua e cibo. Talvolta cercano sostentamento nelle aree coltivate e si spingono a ridosso dei centri abitanti provocando danni agli agricoltori e mettendo a rischio l’incolumità pubblica.