LATINA – 15 LUG – E’ l’ennesimo risarcimento per un caso di malasanità dal pontino: dopo 50 anni una ex dipendente dell’ospedale Goretti di Latina ha ottenuto l’indennizzo per trasfusioni di sangue infetto.
La sentenza della Corte di Appello di Roma, notificata in queste ore, parla chiaro: furono alcune trasfusioni di sangue somministrate nel 1970 nel nosocomio pontino – dicono i giudici di secondo grado – ad infettare con il virus dell’epatite C una ragazza di 25 anni.
Dopo 50 anni da quelle trasfusioni che hanno cambiato la vita alla donna, che oggi ha 74 anni, è stato riconosciuto un risarcimento di 450mila euro per il grave danno alla salute.
La Corte di Appello di Roma ha accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli che ha assistito la donna anche nel primo grado di giudizio che si era concluso con una condanna ad un risarcimento di solo 100mila euro.
I giudici della Corte hanno ritenuto fondato la tesi dell’avvocato Mattarelli che ha evidenziato come nella sentenza appellata, il Tribunale di Roma avesse tenuto conto solo del danno al fegato (rovinato dall’epatite C) e non anche del maggior pregiudizio psichico della donna conseguente alla depressione da consapevolezza del contagio.
Infatti quando nel 2009 la donna è venuta a conoscenza dell’infezione, ha subito un grave trauma psichico che l’ha portata a chiudersi, rifiutando il contatto fisico con il marito, figli e nipoti per paura di contagiarli.
In Appello, dunque, il Ministero della Salute è stato condannato a pagare alla donna 450mila euro (per non aver vigilato sulla negligente somministrazione di sangue del 1970 da parte del Goretti di Latina.