I sigilli sono stati apposti in via preventiva: c’è una indagine sulle autorizzazioni ambientali ma anche sulle sostanze scaricate nel fiume. I carabinieri forestali di Frosinone e la polizia provinciale hanno eseguito in mattinata il decreto di sequestro preventivo del depuratore di proprietà del Cosilam che si trova nella zona industriale di Villa Santa Lucia, più volte finito al centro di proteste organizzate da alcuni comitati di quartiere per gli odori nauseabondi che si avvertivano a ridosso dell’impianto. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, su richiesta del sostituto procuratore Emanuele De Franco.
Circa un anno di indagini, affidate al Nipaaf del maggiore Vito Masi e agli agenti della provinciale dell’ingegner Vona: gli inquirenti sostengono che l’impianto di depurazione fosse gestito senza la dovuta Autorizzazione Integrata Ambientale. La struttura, di proprietà del consorzio industriale, è gestita da una società in house, la AeA. L’impianto aveva sempre funzionato con una vecchia autorizzazione, ma nel 2014 la normativa è cambiata. La società ha provveduto a presentare presso la provincia di Frosinone l’istanza per adeguarsi, per ottenere quindi l’Aia, ma, a distanza di 4 anni e mezzo il provvedimento autorizzativo non è stato emanato. L’intoppo, sostengono gli investigatori, c’è stato sulla documentazione presentata. Per avere parere positivo sull’Aia c’è bisogno infatti del via libera dell’Arpa Lazio, che però non è arrivato, spiegano gli inquirenti. L’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente infatti più volte ha chiesto documenti sulla funzionalità dell’impianto: le informazioni fornite sono state però definite lacunose dall’agenzia che quindi non ha potuto emettere parere positivo alla richiesta.
Inoltre nel 2019 sono stati effettuati dei prelievi sui reflui in uscita dall’impianto e scaricati nel fiume Rio Pioppeto: sono emerse delle elevate concentrazioni di diverse sostanze, come azoto totale, boro, ferro, e anche zinco, che risulta tra le sostanze pericolose individuate nel codice dell’ambiente.
Per questi motivi il gip ha disposto il sequestro preventivo: per evitare problemi agli agglomerati urbani che utilizzano quel depuratore, è stato deciso che gli scarichi fognari urbani potranno continuare ad utilizzare l’impianto, mentre gli impianti industriali no.