Reinvestivano i proventi delle loro attività illecite soprattutto in case di riposo ed oggi sono stati sequestrati loro beni per oltre cinque milioni di euro. E’ questa la mole a cui hanno apposto i sigilli i finanzieri del comando provinciale di Roma nell’ambito di una costola dell’indagine terza età, che nel luglio di due anni fa portò a diversi arresti per usura, estorsione, truffa ed intestazione fittizia di beni. I beni finiti sotto chiave oggi appartengono ai tre uomini considerati a capo dell’organizzazione sgominata nel 2018.
I tre, secondo le accuse, avevano un giro di prestiti a strozzo che partivano da un tasso medio del 90% con picchi del 570. Quei guadagni venivano poi reinvestiti in imprese operanti nel settore ricettivo e del commercio di autoveicoli, intestate a familiari o compiacenti prestanome. Una società in particolare era stata costituita per gestire una casa di riposo ad Artena ed un’altra ne stava per nascere a San Cesario. Tutte quelle ricchezze però, per gli inquirenti, erano state accumulate illecitamente dal gruppo criminale. A ciò si aggiunge che i tre, nonostante redditi modesti o nulli, vivevano con tutti gli agi possibili, in ville di pregio e con auto di lusso.
Il decreto di sequestro scattato oggi rappresenta, per i finanzieri, un patrimonio milionario accumulato in soli pochi anni. I sigilli sono scattati per le quote della società che gestisce la casa di riposo ad Artena, ora affidata ad un amministratore; per 19 immobili dislocati tra San Cesareo, Palestrina ed Anzio; per quattro automezzi tra cui una Porsche; poco più di mezzo milione di euro tra contanti, polizze vita e rapporti finanziari; orologi di pregio, un lingotto d’oro e gioielli per oltre 170 mila euro.