“Io Ennio Morricone sono morto. – Inizia così il necrologio scritto dal musicista pochi giorni prima della sua morte – Lo annuncio così – prosegue – a tutti gli amici che mi sono sempre stati vicini e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto, impossibile nominarli tutti”. Un ricordo particolare però, il musicista lo ha voluto dedicare al regista Tornatore, chiamato affettuosamente Peppuccio.
In un altro passaggio poi, il musicista esplicita ancor di più il suo essere riservato, quasi al limite di ogni umana comprensione. “C’è solo una ragione – scrive – che mi spinge a salutare tutti così e avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare nessuno”. Una delicatezza che non appartiene ai nostri giorni.
Poi i saluti ai familiari: “Le mie sorelle e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto profondo ai miei figli, a mia nuora e ai miei nipoti, spero che comprendano quanto gli ho amati”. E poi la chiusura dedicata a sua moglie, a Maria, quell’esempio vivente di cosa fosse per Morricone l’amore esplicitato in una serie di aggettivi, anche questi forse fuori moda: “costanza, tenuta, serietà, coerenza e durata”. Queste le parole dedicate a sua moglie: “Per ultima Maria, ma non ultima, a lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuti insieme e che mi dispiace abbandonare. A lei va il mio più doloroso addio”.