Donatella Di Bona ha ucciso il figlio Gabriel nella stanza del bambino e, dopo averlo strangolato e tramortito, ha portato il corpicino ormai priva di vita nelle campagne della Volla a Piedimonte San Germano facendo credere ai primi soccorritori che la tragedia potesse essere stata provocata da un investimento da parte di un’auto in transito.
E’ stata una ricostruzione shock quella della criminologa Roberta Bruzzone nella terz’ultima udienza del processo che si sta celebrando davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino nei confronti di Nicola Feroleto, il 50enne muratore di Villa Santa Lucia che ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato per essere stato spettatore inerme della tragedia verificatasi il 17 aprile 2019. La dottoressa Bruzzone è stata sentita dal presidente Donatella Perna e dai Sostituti procuratori Valentina Maisto e Roberto Nomi Bulgarini in qualità di consulente di parte nominata dalla difesa di Feroleto e ha fornito una versione inedita e clamorosa su quanto drammaticamente accaduto.
L’infanticidio non sarebbe avvenuto in campagna ma in casa. Lo confermerebbe il ritrovamento delle scarpette di Gabriel sotto il suo letto: pulite, senza traccia di terreno e di filamenti. La Bruzzone e l’avvocato difensore Luigi D’Anna hanno contestato di nuovo la ricostruzione di Donatella e della nonna materna Rocca di Brango che, a loro dire, il bambino al momento del delitto indossasse le scarpine. E, se è vero, che il bambino abbia cercato di svincolarsi, perché sono state trovate pulite come se fossero nuove ? E perché Donatella nella fase iniziali dei soccorsi non aveva con sè il telefonino che invece è stato trovato nella sua abitazione.
Il processo contro Nicola Feroleto vivrà un altro momento importante venerdì 13 novembre con la requisitoria dei due magistrati titolari d’indagine e l”intervento delle parti civili e della difesa. Le repliche e la sentenza sono state invece calendarizzate per venerdì 20 novembre.