Presenze in calo del 50% e pause pranzo non sufficienti a coprire i costi.
Tra i settori della ristorazione messi in ginocchio dalla chiusura serale e dalle restrizioni ci sono gli agriturismi: solo nel Lazio se ne contano circa 1300 gli agriturismi, mentre sono 15 mila i posti letto. A fare un’analisi del difficile momento è Coldiretti Lazio.
Molte aziende del Lazio non sono in grado di sostenere le limitazioni previste per far fronte alla pandemia. Strutture che durante il lockdown sono rimaste chiuse, con un calo del fatturato di oltre l’80%. Una lievissima ripresa è stata registrata durante il periodo estivo, ma le prenotazioni nelle ultime settimane sono nuovamente diminuite.
«Anche se – dice Cristina Scappaticci di Coldiretti Lazio – Stiamo lavorando molto per incrementare le consegne a domicilio, in cui registriamo una crescita della domanda. Questo ci consente di continuare a tramandare le ricette tipiche locali portandole direttamente nelle case dei clienti».
Ma l’assenza di cerimonie e cene, e in generale il calo delle prenotazioni pesano. «Una situazione che rischia di mettere in ginocchio migliaia di aziende, che a fatica stanno cercando di risollevarsi dal primo lockdown – continua Scappaticci – Numerose sono state le spese che anche gli agriturismi hanno dovuto affrontare per mettersi in regola con le nuove normative anticovid, creare nuovi spazi e procedere alle sanificazioni».
Coldiretti chiede dunque interventi urgenti. «Siamo davanti ad una situazione di emergenza – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – Le aziende hanno necessità di aiuti e ristori immediati per continuare a mantenere aperte le proprie attività. Attività che rappresentano un modello di turismo sostenibile sul piano ambientale ed enogastronomico».