“Troppa confusione sul vaccino Astrazenca.” A dirlo non è un cittadino spaesato, trepidante nell’attesa del suo turno per la vaccinazione al covid 19, ma è Alessio D’Amato, l’assessore regionale alla sanità che sta guidando da settimane la campagna vaccinale nel Lazio, prima regione in Italia per dosi somministrate e prenotazioni in calendario.
La guida della sanità regionale chiede, ancora una volta, che si faccia chiarezza e che Aifa e Ministero della Salute si esprimano in modo definitivo sulla questione.
E d’altronde confusione c’è dal momento che l’organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’AstraZeneca a tutte le persone con più di 18 anni, incluse le over 65. L’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ne ha invece autorizzato la somministrazione a tutte le fasce di età, ma raccomandandolo per chi ha meno di 55. Poi la rettifica in cui Aifa ha aggiunto che l’Astrazeneca può essere somministrato anche a chi abbia superato i 55, purché in buona salute. Eccetto però i pazienti fragili o gli anziani con più di 80 anni, per i quali si utilizzeranno i farmaci a base di Rna di Pfizer e Moderna.
D’Amato poi dice no all’idea di inserire gli insegnanti tra le categorie prioritarie da vaccinare con l’Astrazeneca. Secondo D’Amato è necessario non spaccare le categorie lavorative perché si andrebbe a creare un discrimine e a rallentare così la vaccinazione.
In tutto questo susseguirsi di comunicazioni, non ce n’è una univoca sulla quale poi stilare, nero su bianco, un piano vaccinale preciso e puntuale. E dal momento che D’Amato sulla precisione ci ha costruito l’intera campagna vaccinale regionale, ad oggi il risentimento appare inevitabile. Questo susseguirsi di informazioni, di fatto, impedisce alle regioni di avere una prospettiva a breve e medio termine, sulla quale pianificare i prossimi e speriamo ultimi colpi da sferrare al covid 19.