ALATRI – 08 LUG – La pubblica accusa non ha dubbi, fu il buttafuori Michel Fortuna a sferrare il colpo assassino che uccise Emanuele Morganti. Per questo oggi ha chiesto la sua condanna all’ergastolo.
A picchiare a morte il ragazzo, dentro e fuori il Miro Club quella sera di due anni fa, furono i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani: ma non sferrarono il colpo fatale. Per questo, per loro sono stati chiesti rispettivamente 28 e 26 anni di carcere.
Per il padre Franco Castagnacci, accusato di avere picchiato anche lui e di avere istigato i figli l’accusa ha chiesto 24 anni.
Sono state queste le richieste avanzate dal procuratore della Repubblica Giuseppe De falco e dal sostituto procuratore Vittorio Misiti, al termine di una requisitoria iniziata a mezzogiorno e mezzo e andata avanti quasi sei ore.
I magistrati, di fronte alla Corte d’Assise, hanno ripercorso tutto quello che è accaduto in quella sera maledetta: sia quello che hanno accertato le indagini e sia quello che è emerso nel corso del dibattimento.
Per Michel Fortuna viene ipotizzato l’omicidio volontario con dolo: voleva uccidere ed aveva ben chiaro – per i magistrati – che con la sua azione avrebbe ammazzato Emanuele.
Per gli altri tre coimputati, l’accusa è di omicidio volontario con dolo eventuale: cioè si sono assunti il rischio di poter ammazzare.
Nel suo intervento, l’avvocato della famiglia Morganti, Enrico Pavia, ha ricordato la vittima, ha esaltato la figura del bravo ragazzo finito in mano ad “un contesto di bestie” .
L’udienza si era aperta con una richiesta in extremis presentata dalla difesa di Michel Fortuna: chiedeva una nuova perizia per stabilire l’esatta causa della morte di Emanuele Morganti. La Corte ha rigettato.
Ora ci sono ancora 3 udienze per le arringhe dei difensori e le repliche. E poi il verdetto.