Trasfusioni infette, il caso si riapre. È quello di una donna di Arce che ricevette una trasfusione di sangue nel 1973 in ospedale a Ceprano e che morì nel 2004 per cirrosi epatica e tumore al fegato.
La Corte di Cassazione ha annullato le sentenze di primo e secondo grado. Il Processo torna in Corte D’Appello. I giudici supremi hanno sentenziato che «il tempo trascorso non conta se il danneggiato non è stato in grado di conoscere l’origine della malattia».
La vicenda parte nel 2017 quando il figlio della donna, allarmato dalle notizie di decessi per malattie, decise di fare chiarezza sulla morte della madre avvenuta 13 anni prima.
L’uomo, residente Frosinone, si era così rivolto all’avvocato Renato Mattarelli che aveva citato in giu-dizio il Ministero della Salute. Secondo il legale era molto probabile che il tumore e la cirrosi fossero conse-guenze immediate dirette delle trasfusioni di sangue infette del virus della epatite C.
Il tribunale di Roma aveva rigettato la domanda poiché il tempo trascorso tra la morte della donna, nel 2004, e il periodo in cui iniziò la causa, il 2018, aveva fatto maturare la prescrizione del diritto al risarcimento del danno.
Sulla stessa linea anche la Corte d’appello di Roma aveva rigettato l’appello proposto affermando che era impossibile che, nei mesi prima del decesso la donna di Arce, non avesse saputo che quel tumore al fegato e la cirrosi (diagnosticati nel 2004) erano stati originati dalle trasfusioni di sangue del 1973.
Diversamente la Corte di Cassazione ha accolto in tempi record il ricorso dell’avvocato Mattarelli de-positato a gennaio 2023.
La Suprema Corte in questi giorni ha annullato la senza della Corte di Appello e del Tribunale di Ro-ma, chiarendo quello che lo stesso Mattarelli definisce un principio di civiltà giuridica che praticamente riapre, per tutti i danneggiati da emotrasfusioni infette (e da tutte le altre patologie rimaste sconosciute per decenni), i termini per l’ottenimento del risarcimento dei danni. Ora il processo tornerà in corte d’appello per il giudizio di merito: si dovrà accertare la correlazione fra la trasfusione del 1973 a Ceprano, il contagio da epatite, la cirrosi, il tumore e il decesso della donna.