CASSINO – 28 MAG – Nessuno stabilimento verrà chiuso. Parola di John Elkann. Bene, ma diamo da lavorare a quelli che ci sono. Risponde Maurizio Landini. La questione relativa alla fusione tra FCA e Renault è sempre più nel vivo, e mentre i titoli in borsa volano, si continua a discutere l’impatto che questa operazione avrà sul sistema industriale tricolore. Ed i timori ci sono da entrambe le parti: se in Italia e a Cassino, la paura per la riduzione delle attività futura è tanta, lo stesso si dice in Francia, con il ministro dell’economia che interviene e chiede garanzie per le fabbriche.
Eppure il passaggio nel comunicato stampa di FCA è ben preciso: “I benefici dell’operazione – si legge – non si otterrebbero con la chiusura di stabilimenti ma deriverebbero da investimenti più efficienti in termini di utilizzo del capitale in piattaforme globali dei veicoli”. In pratica gli stabilimenti restano aperti e negli stessi verranno prodotte auto per entrambi i marchi, creando nuove opportunità.
L’aggregazione completerà la presenza di entrambi i gruppi su tutti i segmenti: da Maserati ad Alfa Romeo, passando per Fiat, Renault e Jeep, fino ad arrivare a Dacia. E poi Fca sfrutterebbe la capillare presenza di Renault in Europa, Africa, Medio Oriente e Russia, mentre Renault avrebbe il vantaggio di guadagnare dalla grande presenza di Fca nel continente americano. E poi c’è il nodo di Mistubishi e Nissan: le due società sono già alleate di Renault, con la fusione Fca avrebbe i suoi guadagni anche sul mercato asiatico.
L’ok alla proposta di FCA potrebbe arrivare all’inizio della prossima settimana, mentre l’agenzia di rating Moody’s ha detto la sua nel pomeriggio, sottolineando come l’operazione sia molto vantaggiosa a livello strategico, ma comporta rischi a lungo termine, soprattutto per quel che riguarda eventuali sovrapposizioni tra i prodotti FCA e Renault che potrebbero rendere vani i vantaggi dell’unione.