CASSINO – 04 GIU – Il determinante apporto di alcuni collaboratori di giustizia ha permesso ai Pm della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli di appurare come la Ego Eco di Cassino fosse finita nel comune di Torre del Greco, in provincia di Napoli, nella morsa della camorra. E, più precisamente, del clan Di Gioia, Papale e Falanga, di cui sette loro esponenti di primissimo piano sono stati arrestati all’alba di martedì su ordine del Gip del Tribunale del capuologo campano con le ipotesi accusatorie di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da una meticolosa ed articolata attività di indagine avviata sette anni fa al termine dei lavori svolti dalla Commissione d’accesso al Comune di Torre del Greco che aveva passato al setaccio tutti gli atti amministrativi dell’epoca e le gare espletate. E tra queste c’era quella del ciclo dei rifiuti vinta nel marzo 2012 dalla società di Cassino. Le indagini avviate dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Torre Annunziata, poi verificate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno accertato come la ditta cassinate fosse contigua ad uno dei sette arrestati, Ciro Vaccaro, di 54 anni, grazie alla cui intermediazione era stata assunto un militante – scrive il Gip del Tribunale di Napoli nell’ordinanza chiesta dalla Dda – del clan Falanga. Le attività d’indagine hanno consentito di delineare un vero e proprio “Sistema Vaccaro” attuativo di una gestione ad personam di diverse ed importanti gare pubbliche indette dal comune vesuviano. Ciro Vaccaro, con il placet dei clan camorristici di Torre del greco, si era accreditato “con arguzia e scaltrezza” per avviare e concludere delicati accordi con imprenditori, disposti ad accollarsi una quota estorsiva pur di aggiudicarsi una gara d’appalto bandita dal Comune o per evitare di ricevere danni al cantiere. E tra questi c’erano i dirigenti della Eco Ego di Cassino. Nei confronti di Vaccaro è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo che, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli riguarda beni mobili, immobili e quote di società per un valore complessivo di tre milioni di euro.