Il giorno dopo la città si è svegliata ancora incredula: la notizia dei presunti maltrattamenti nell’asilo di via Zamosh ha sconvolto tutti. La rabbia del primo momento ancora non ha lasciato spazio alla riflessione: i genitori dei bambini di quella scuola hanno reagito in modo forte. Alcuni non sospettavano nulla, e vedere quelle immagini li ha sconvolti: da ieri mattina, quando la misura cautelare della sospensione per dodici mesi è stata eseguita dalla polizia, molti si sono rivolti al commissariato. Vogliono sporgere denuncia, hanno visto in quei video maltrattamenti anche sui propri bambini. Altri vogliono fornire degli elementi: dettagli cui in passato non avevano dato peso, ma che adesso assumono una rilevanza ben diversa, alla luce di quello che è emerso in queste ore. O almeno loro pensano sia così: per questo si sono rivolti agli investigatori.
Ma il dirigente del commissariato, Raffaele Mascia, ha spiegato che per il momento è meglio attendere: i genitori degli altri bambini sarebbero comunque stati sentiti, perché ascoltarli è necessario per le indagini, ma non è opportuno farlo subito, sulla scia delle sensazioni che la recente notizia ha suscitato. Meglio attendere qualche giorno e ragionare con la mente più fredda.
Intanto il gup Scalera ha fissato gli interrogatori di garanzia per le due maestre finite nell’inchiesta. Una di loro, la 54enne, si è rivolta agli avvocati Sandro Salera e Paolo Maradola, ancora sconvolta per quello che è accaduto: ha spiegato che mai in passato aveva ricevuto accuse di questo tipo, e anzi, di aver ancora ottimi rapporti con molti dei suoi alunni e delle loro famiglie.
Sui social si è spaccati: da una parte c’è chi ha già processato e condannato le due donne, dall’altra chi invece difende le due maestre o meglio, più in generale, la categoria delle insegnanti. Loro martedì avranno modo di dare le proprie versioni dei fatti, di respingere le accuse e di dare le loro spiegazioni. Poi sarà la giustizia a fare il proprio corso.