CASTRO DEI VOLSCI – 14 MAG – Un mistero lungo 20 anni. Che potrebbe trovare presto una soluzione. Nel cimitero di Noto (in provincia di Siracusa) il medico legale ha riesumato la salma del paracadutista Emanuele Scieri, morto venti anni fa nella caserma Gamerra di Pisa, all’età di 26 anni.
Per quella morte sono indagati da un anno per omicidio volontario tre suoi commilitoni. Tra loro c’è Luigi Zabara (oggi 40 anni) nato in Belgio ma da anni residente nel centro storico di Castro dei Volsci.
In quel tragico agosto del ’99 aveva vent’anni e prestava servizio di leva nella stessa caserma in cui morì Scieri.
Insieme a Zabara, che lavora come montatore di film a Cinecittà, sono indagati il capo camerata Alessandro Panella (40) di Cerveteri ed Andrea Antico, residente in provincia di Rimini.
Le spoglie di Scieri verranno inviate all’istituto di medicina legale di Milano. Lì verrà effettuato un nuovo esame autoptico.
A disporre la riesumazione della salma e la nuova autopsia è stata la Procura di Pisa, nell’ambito della nuova inchiesta condotta dall’anno scorso dal procuratore capo Alessandro Crini e dal sostituto Sisto Restuccia.
Il passaggio dell’autopsia è considerato dai magistrati uno snodo fondamentale nell’inchiesta: almeno per stabilire se continuare ad ipotizzare l’omicidio volontario o il preterintenzionale; cioè se volevano ammazzare il loro commilitone oppure solo compiere atti di nonnismo.
Emanuele Scieri nel 1999 aveva 26 anni, si era laureato in Legge e stava già svolgendo la pratica legale. Era stato incorporato per il servizio di leva e finito l’addestramento a Pisa era stato trasferito alla Gamerra.
Sparisce il giorno dopo il suo arrivo. Dopo tre giorni viene trovato ai piedi di una torre per l’asciugatura dei paracadute.
In un primo momento il caso era stato archiviato come suicidio. È una commissione parlamentare di inchiesta a stabilire che nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”.
Secondo l’accusa, la sera del 13 agosto del 1999 i tre indagati fecero spogliare l’avvocato Scieri, lo obbligarono a salire sulla torre di asciugatura e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita. Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali.
Secondo i periti della famiglia, il giovane morì dopo qualche ora di agonia. Invece un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo.
L’autopsia servirà a stabilire se il decesso sia stato istantaneo. Oppure i mancati soccorsi abbiano condannato a morte il parà siciliano.
A Castro dei Volsci sei mesi fa la polizia ha effettuato una perquisizione. Trovando un paio di anfibi dell’epoca del delitto e – secondo alcune fonti – anche foto del ’99 con scene al confine tra goliardia e nonnismo. Il materiale che è stato sequestrato.
I sospetti si erano concentrati su Luigi Zabara anche per via di un libro che aveva scritto, dal titolo “Coscienza di piombo” . Un testo dove l’autore, ispirandosi alle vite realmente vissute di quattro personaggi, cerca di sottoporre all’attenzione del lettore diversi temi come la guerra, il bullismo, il razzismo, l’ipocrisia sociale, i rapporti familiari, l’insegnamento, il lavoro ma soprattutto il rimorso.
I protagonisti che commetteranno errori madornali, dovranno fare i conti con la loro coscienza.
Rischia di essere drammaticamente autobiografico.