E’ finita di nuovo nell’occhio del ciclone la Certosa di Trisulti e con l’abbazia anche chi al momento se ne prende cura Benjamin Harnwell, braccio destro di Steve Bannon, che a Collepardo ha messo su il Dignitatis Humanae Institute. Harnwell è stato accusato di aver consentito ad alcuni frati di celebrare messa alla certosa senza però avvisare il vescovo della diocesi, Monsignor Lorenzo Loppa la cui reazione non è tardata ad arrivare, evidenziando come per correttezza e coerenza ecclesiastica, poteva e doveva essere partecipato della funzione religiosa. Una messa ‘abusiva ‘ dunque ovvero officiata senza il permesso, un placet più formale che sostanziale, come trapela dalle parole del Monsignore.
Ma Harnwell non ci sta ad essere additato, ancora una volta. Ed in questa occasione prende carta e penna per dire la sua. Scrive che la questione è stata mal gestita. La messa officiata da alcuni francescani doveva essere testimonianza di un approccio aperto e democratico affinchè l’abbazia resti comunque un luogo di fede e cristianità. Ed invece il messaggio che ne è venuto fuori è stato di tutt’altro tenore.
Appellandosi al diritto canonico Harnwell evidenzia come “Un sacerdote sia ammesso a celebrare anche se sconosciuto al rettore della Chiesa, purché esibisca la lettera commendatizie del suo Ordinario o del suo Superiore, data almeno entro l’anno, oppure si possa prudentemente ritenere che non sia impedito di celebrare.”
Quindi, secondo le norme che regolano la chiesa cattolica, non è stato commesso alcun abuso. Evidenzia Harnwell. Ma in questa diatriba sfugge un aspetto: l’abissale differenza che intercorre tra l’obbligatorietà delle norme di diritto e i precetti di buona creanza che regolano il quieto vivere quotidiano, sia laico che religioso.