Una operazione che coinvolge tre regioni: parte dalla Calabria, risale lo stivale passando per Napoli e si spinge fino alla provincia di Frosinone in un traffico illecito di rifiuti ipotizzato dagli inquirenti che in mattinata hanno sequestrato diverse società, tra cui una a Cassino con sede operativa nell’area industriale sulla quale i carabinieri forestali di Frosinone guidati dal tenente colonnello Vitantonio Masi hanno apposto i sigilli.
61 le persone indagate a vario titolo. Tra i reati ipotizzati c’è traffico illecito di rifiuti, ricettazione, riciclaggio di quantitativi, anche ingenti, di cavi di rame di provenienza illecita, e riguardanti in particolare il territorio di Montalto Uffugo in provincia di Cosenza, da dove è partita l’operazione denominata Efesto 2.
Oltre 400 i carabinieri all’opera del Gruppo Forestale di Cosenza, coadiuvati dai militari del Comando Provinciale di Cosenza, Catanzaro e Crotone, dei Reparti Parco e del Comando Regione Carabinieri Forestale, con il supporto del 14° Battaglione mobile e del 8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, oltre che le fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza.
Un provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, a carico di 61 indagati di cui 5 ai domiciliari tra cui il titolare dell’azienda di Cassino, 28 con l’obbligo di dimore nel comune di residenza e 28 con obbligo di firma.
Decine i sequestri , oltre alle tre aziende anche numerosi automezzi, utili – ritengono gli inquirenti – a concretizzare l’illecito. In pratica , i carabinieri ritengono che numerosi veicoli venissero rottamati senza rispettare la normativa di settore e i motori rivenduti poi in altre regioni, attestando falsamente la loro bonifica dagli elementi inquinanti e pericolosi.
In particolare nell’azienda che secondo i carabinieri era la sede principale dell’illecito a Montalto Uffugo, in calabria, su 3.400 conferimenti soltanto 58 sono risultati regolari. In azienda – secondo le accuse – veniva introdotto ogni tipo di rifiuto, tra cui batterie esauste al piombo, oli esausti di veicoli, elettrodomestici, cartellonistica stradale, lampioni, veicoli fuori uso, rifiuti ferrosi di ogni tipo; di contro, in ben 374 episodi sono stati conferiti cavi o manufatti in rame di illecita provenienza per un giro di affari totale che supera i 2 milioni di euro all’anno.
I finanzieri del comando provinciale di Cosenza hanno poi ricostruito il patrimonio aziendale delle 3 società coinvolte, una con sede a Cosenza, l’altra a Napoli e la terza a Cassino sulle quali in mattinata sotno stati apposti i sigilli. Tra quote societarie e interi patrimoni aziendali il valore dei beni sequestrati supera i 10 milioni di euro.