FONDI – 03 GEN – Ammonta a quasi 3 milioni di euro il valore dei beni confiscati dalla Guardia di Finanza di Roma e riconducibili – secondo gli inquirenti – a Carmelo Giovanni Tripodo.
L’uomo, 60anni, di origini calabresi ma da tempo dimorante nel Basso Lazio, è ritenuto a capo di un sodalizio criminale di stampo mafioso che ha gestito e controllato nel tempo illecitamente attività economiche e commerciali, condizionando il rilascio di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.
Per tali fatti, nel giugno 2013 la Corte di Appello di Roma ha confermato la condanna del boss in relazione all’associazione mafiosa, a reati in materia di stupefacenti, nonché ad alcuni fatti di abuso d’ufficio in concorso con un amministratore pubblico e di intestazione fittizia di beni.
I successivi approfondimenti patrimoniali, svolti dai Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, hanno consentito di documentare la sperequazione tra gli esigui redditi dichiarati da Giovanni Tripodo e dai suoi familiari ed il patrimonio, costituito da società e immobili – in parte intestati – dicono gli inquirenti – a compiacenti “prestanome” – accumulato nel tempo grazie al reimpiego dei profitti derivanti dalle attività illecite.
Il decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Latina, riguarda immobili, autoveicoli e quote societarie, per un valore complessivo di circa 2,8 milioni di euro e fa seguito al sequestro operato nel mese marzo 2017: quell’operazione fu chiamata “Cleaning” e si rifaceva al settore nel quale Tripodo aveva più interessi, quello delle pulizie.
In queste, ore nello specifico, sono stati confiscati il patrimonio aziendale e i beni di 3 società, operanti nei settori delle pulizie e del trasporto merci per conto terzi; 15 immobili residenziali e commerciali nonché 9 terreni siti a Fondi e 13 automezzi.