Anche Frosinone, finalmente, avrà il suo percorso archeologico, per la valorizzazione dei reperti venuti alla luce, di notevole interesse storico, a seguito dei recenti scavi effettuati nell’area centrale del capoluogo.
Sono stati presentati, infatti, alla stampa, i recenti rinvenimenti emersi durante i lavori di archeologia preventiva in località Ponte della Fontana. Erano presenti il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, la soprintendente ABAP perle province di Frosinone e Latina Paola Refice e il funzionario archeologo Daniela Quadrino. Al termine della conferenza si è svolta la visita guidata con Davide Pagliarosi, all’interno dei nuovi siti archeologici, in località Ponte la Fontana, ove sono state rinvenute strutture di terme romane di grande pregio, oltre all’area della rotatoria in località “Brunella”, in cui sta venendo alla luce un importante monumento funerario di notevole importanza architettonica.
“I reperti che stiamo presentando oggi – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – sono importanti non solo dal punto di vista storico, ma anche identitario. Grazie all’enorme lavoro svolto dalla Soprintendenza, nelle persone di Paola Refice e Daniela Quadrino, di concerto con l’amministrazione comunale, siamo riusciti a mettere in moto una sinergia, negli anni passati, rimasta inespressa. Fondamentale anche il ruolo della direttrice del museo archeologico, Maria Teresa Onorati e l’impegno, profuso instancabilmente, da parte dell’archeologo Davide Pagliarosi. Il Comune di Frosinone intende valorizzare al massimo i reperti e le indagini archeologiche, nell’ottica di creare un percorso dedicato e portare alla luce i preziosi ritrovamenti, così come la stessa cittadinanza chiede, avendo realizzato una indubbia inversione di tendenza rispetto al passato. La vicenda dell’anfiteatro di viale Roma, su cui è stata edificata una struttura moderna, costituisce una ferita ancora aperta ed è l’emblema di ciò che non si deve fare. In collaborazione con la Soprintendenza, abbiamo oggi attivato un percorso nel quale più attori istituzionali lavorano fianco a fianco per valorizzare il sito. Con la presentazione di oggi – ha concluso il sindaco Ottaviani – intendiamo accelerare nella direzione intrapresa, quellad ella conoscenza e della promozione delle nostre radici: sapere da dove proveniamo, infatti, è un elemento di crescita e di coesione sociale per l’intera comunità”. Nel mese di marzo 2021, durante l’esecuzione di saggi archeologici preventivi al rifacimento dell’impianto fognano in località Ponte della Fontana a Frosinone, sono stati individuati i resti di un edificio termale di epoca romana imperiale, che conserva parte delle originarie pavimentazioni musive e dei rivestimenti parietali marmorei degli ambienti. Considerata la rilevanza dell’inaspettato rinvenimento, non noto da altre fonti, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Frosinone e Latina diretta da Paola Refice ha disposto la prosecuzione degli scavi a fini conoscitivi, per l’avvio degli opportuni provvedimenti di tutela ministeriali, in sinergia con l’amministrazione comunale di Frosinone e il Sindaco Nicola Ottaviani, che condivide la programmazione di un progetto di valorizzazione volto alla fruizione pubblica dell’area. L’ampliamento delle indagini archeologiche – eseguite da un’équipe coordinata dall’archeologo Davide Pagliarosi sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo della Soprintendenza, Daniela Quadrino – costituisce la prima fase di una ricerca finalizzata a individuare l’estensione e la cronologia del complesso termale, di cui sono stati finora messi in luce i resti di alcuni ambienti in opera reticolata e laterizia e una vasca quadrangolare, da identificare probabilmente con il frigidarium. Tra le superfici pavimentali, emerse a poche decine di centimetri dall’attuale piano di calpestio, si distingue un mosaico bicromo a soggetto marino databile nel II secolo d.C., con raffigurazioni rappresentative degli ambienti termali, che trova confronti iconografici nella vicina Supino e affinità stilistiche in alcuni mosaici ostiensi. L’ubicazione del sito, attualmente accessibile da via di S.Giuseppe – strada che ricalca forse una viabilità precedente -, consente di confermare la frequentazione della sponda sinistra del fiume Cosa in epoca romana imperiale, probabilmente da mettere in relazione con il rinnovamento urbanistico della città in tale periodo. L’importanza dell’esercizio della tutela archeologica preventiva per tutti i lavori a valenza pubblica, anche nelle zone non vincolate – costantemente attuata dalla Soprintendenza – è testimoniata dall’eccezionalità del rinvenimento e dalla rilevanza storica del sito, il cui progetto di valorizzazione dovrà includere i restauri conservativi delle murature e delle superfici decorate, la realizzazione di coperture e la progettazione ambientale con messa in sicurezza degli argini, anche al fine dell’inserimento dell’area nel futuro Parco urbano del Fiume Cosa. Il dialogo tra le istituzioni, aperto al coinvolgimento di realtà economiche e produttive locali, favorirà la progettazione di un’area archeologica fruibile al pubblico, che consenta la partecipazione dei cittadini alla riscoperta e alla condivisione del patrimonio culturale del territorio.