I tre arresti di novembre scorso hanno fatto emergere un quadro che gli inquirenti hanno definito inquietante. Dipingono un sistema che, nell’ipotesi accusatoria, è fatto di regali e tangenti per far approvare con facilità e rapidità pratiche di diverso tipo, successioni e accatastamenti per esempio. 37 in tutto gli indagati a vario titolo cui è stata notificata la conclusione delle indagini.
Quando scattò l’operazione Pesce Giallo, coordinata dal procuratore facente funzioni Adolfo Coletta e portata avanti dai carabinieri della compagnia di Frosinone, diretti dal maggiore Branchinelli e dal colonnello Cagnazzo, vennero arrestati tre dipendenti dell’agenzia delle entrate – ufficio del territorio: un 52enne di Alatri, un 51enne di Pico e un 58enne di M.S.G. Campano. I loro interrogatori e le successive ulteriori indagini, hanno portato ad iscrivere nel registro degli indagati altre persone: 20 geometri, agenti immobiliari e 9 tra consulenti e utenti, tutti residenti ed operanti in vari comuni della provincia di Frosinone. Secondo gli investigatori erano ben consapevoli del meccanismo che era stato messo in piedi e lo utilizzavano per accelerare le loro pratiche, bypassando il regolare iter previsto. A vario titolo anche loro sono indagati per: corruzione, abuso d’ufficio e induzione alla concussione.
Durante le indagini è emersa anche la posizione di un quarto dipendente: ha 63 anni ed è accusato di truffa ed abuso d’ufficio.
Per i tre arrestati a novembre previsto anche il licenziamento da parte della Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate.
E intanto continuano da parte dei Carabinieri della Compagnia di Frosinone, in collaborazione con esperti dell’ufficio del territorio, gli accertamenti circa la regolarità delle rendite catastali attribuite negli anni a grandi complessi immobiliari in ambito provinciale.