Sono stati 22.136 i contratti attivati in Ciociaria nei primi sei mesi del 2023, un risultato in calo del 2,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonché in controtendenza rispetto alla dinamica regionale che fa registrare un +1,2 per cento . Quanto ai rapporti di lavoro cessati, il dato si attesta a 18.793, -3,6% rispetto al semestre 2022, e così il saldo tra attivazioni e cessazioni si attesta a +3.343 contratti. Questi alcuni dei numeri che emergono dal dossier ‘Occupazione e qualità del lavoro nella regione’ realizzato dalla Uil del Lazio e dall’Istituto di ricerca Eures.
“Dalla disaggregazione dei dati per tipologia contrattuale – spiega Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – scopriamo però come questa performance è determinata da una progressiva erosione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, cui si contrappone una crescita di quelli atipici.
Non a caso il saldo relativo ai contratti indeterminati si attesta a meno 1.321 unità nella provincia ciociara e a meno 8.321 unità nel Lazio, mentre si osservano risultati di segno opposto per i contratti atipici, con il saldo relativo ai rapporti a termine che raggiunge le 3.129 unità in Ciociaria e le 58.679 unità su scala regionale
Segno più anche per i contratti di apprendistato , per gli stagionali , per i rapporti in somministrazione e per gli intermittenti
Cosa significa? Che la quota maggioritaria dei nuovi contratti stipulati nel primo semestre del 2023 ha riguardato infatti i rapporti precari, che hanno rappresentato il 74,8% del totale, mentre solo il 25,2% ha riguardato i rapporti di lavoro stabili.
Sebbene il dato sia poco incoraggiante, lo scenario Ciociaro appare meno allarmante rispetto a quello regionale, dove 8 attivazioni su 10 hanno avuto carattere precario.
La provincia di Frosinone appare terza nel lazio dopo quella di Roma e Viterbo per il peso dei rapporti di la-voro a termine attivati e seconda per attivazioni di contratti di lavoro in somministrazione.
Il timore della segretaria Tarquini è che le forme contrattuali più utilizzate abbiano tutte lo stesso aspetto negativo dell’incertezza e dunque dell’impossibilità di programmare il futuro.
Una tendenza che – secondo la Uil – il sindacato è chiamato ad invertire puntando decisamente sul lavoro stabile e di qualità.