La comunità di Gaeta, e più precisamente dell’intero Golfo, ha preso in prestito per due giorni il motto, “Non chi comincia ma quel che persevera”, dell’Amerigo Vespucci per ospitare ed abbracciare nella sua rada la nave scuola della Marina Militare che quest’anno festeggia i suoi primi 160.
Lo splendido veliero, complice una bella e nitida giornata di sole, è stato immortalato da residenti e turisti da ogni angolo di Gaeta e anche dagli altri centri del litorale lanciando un duplice messaggio: solo la perseveranza di tutti, nessuno escluso,può contribuire ad ultimare il tunnel della pandemia e far crescere un territorio,unico, che ha ancora, nonostante tutto, grandissime potenzialità di sviluppo.
L’”Amerigo Vespucci” è giunta nelle acque di Gaeta sabato mattina e vi rimarrà sino a domenica per impreziosire una rassegna, “Le Grandi Vele” che, organizzata dalla sezione locale della Lega navale e dai più importanti approdi turistici col patrocinio del Comune, sta testimoniando come il mare , con tutte le sue articolazioni economiche e sportive, possa essere uno strumento di rinascita al termine dell’emergenza sanitaria tuttora in corso.
Il rapporto tra Gaeta e l’”Amerigo Vespucci – l’unità più anziana in servizio nella Marina Militare interamente costruita e allestita presso il Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia ed varata il 22 febbraio 1931 – è antico quanto la sua storia, una storia un po’ particolare per essere la scuola galleggiante per tantissimi ufficiali e sottoufficiali appartenenti alla Marina Italiana
Anche il suo motto, poi, ha sempre sintetizzato la storia d’Italia. Se quello originario di non poteva non essere “Per la Patria e per il Re”, ne ha avuto un secondo subito dopo la seconda guerra mondiale “Saldi nella furia dei venti e degli eventi”e dal 1978 quello attuale “Non chi comincia ma quel che persevera” Dal punto di vista tecnico-costruttivo l’”Amerigo Vespucci” è una nave a vela con motore; dal punto di vista dell’attrezzatura velica è “armata a Nave”, quindi con tre alberi verticali, trinchetto, maestra e mezzana, tutti dotati di pennoni e vele quadre, più il bompresso sporgente a prora, a tutti gli effetti un quarto albero.