LATINA – 11 OTT – Due condanne a 24 anni di reclusione ed una soluzione con formula piena. E’ l’esito della sentenza di primo grado nel processo per la morte di Gloria Pompili, trovata agonizzante il 23 agosto del 2017 in una piazzola di sosta sulla Monti Lepini e morta poco dopo l’intervento del 118.
Erano tre gli imputati nel processo che si stava svolgendo in Corte d’Assise a Latina.
La cugina della ragazza, Loide del Prete, ed il suo compagno, Saad Mohammed Elesh Salem, e il marito di Gloria, Hady Saad Mohamed Mohamed, che aveva una posizione marginale rispetto agli altri due.
La sentenza è stata letta poco prima delle 18 di venerdì. I giudici Gianluca Soana e Fabio Velardi hanno condannato a 24 anni a testa Loide ed il compagno Elesh Salem.
Sono accusati di aver causato la morte in seguito ai maltrattamenti, aggravati anche alla presenza dei figli piccoli della 23enne. L’ultimo pestaggio fu fatale secondo i giudici. Sono accusati anche di sfruttamento e della prostituzione. I giudici hanno accolto la richiesta del Pm Lasperanza che aveva chiesto proprio 24 anni di reclusione per i due.
E’ stato assolto, invece, con formula piena per non aver commesso il fatto il marito di Gloria. Hady Saad Mohamed Mohamed. Lui, difeso dall’avvocato Antonio Ceccani, era accusato di maltrattamenti e sfruttamento della prostituzione ma non era coinvolto nel pestaggio che si rivelò fatale. Per lui il pm Carlo Lasperanza aveva chiesto 12 anni.
Si è concluso cosi il primo round di questa vicenda giudiziaria. I legali dei due condannati, Rocco Marsiglia e Giuseppe Cosimato, studiano il ricorso in appello. La famiglia di Gloria era assistita dal legale Tony Ceccarelli.
Nella scorsa udienza il Pm Lasperanza aveva ricostruito le vessazione che Gloria era costretta a subire.
La giovane è morta a soli 23 anni, dopo che, come ha ricostruito il procuratore in aula, provò a ribellarsi alla vita abusi e prostituzione alla quale era costretta da Loide del Prete e dal compagno di quest’ultima. Erano loro – secondo le accuse – che la portavano da Frosinone in provincia di Latina dove la ragazza veniva accompagnata sulla strada e fatta prostituire, con i due bimbi piccoli che venivano chiusi nell’attività commerciale di Loide e del suo compagno. Una vita a cui Gloria aveva deciso di ribellarsi ed è per questo che, secondo l’accusa, ha iniziato ad essere picchiata senza pietà.
Una ribellione, ha sottolineato il magistrato nella requisitoria, soprattutto per salvare i suoi figli che in un caso vennero messi in una gabbia e legati penzoloni da un balcone, proprio per far capire a Gloria che non poteva fare di testa sua.