“Mai troppo presto, mai troppo tardi”, è lo slogan scelto per la Giornata Mondiale dell’Alzheimer istituita il 21 settembre 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Una malattia che rappresenta una delle sfide più complesse per un Paese come l’Italia, il secondo più longevo al mondo, rappresentando un problema di sanità pubblica in crescita esponenziale.
Sono oltre un milione gli italiani che soffrono di demenza, di cui 600 mila con Alzheimer, e circa 3 milioni sono le persone che direttamente o indirettamente sono coinvolte nella loro assistenza.
Per questo la Regione Lazio punta a creare un sistema attraverso il quale sia possibile affrontare questa malattia a livello socio-sanitario e assistenziale preciso e efficace.
Un Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale per le persone con demenza che coinvolga oltre ai medici specialisti anche le Associazioni dei pazienti e dei familiari.
In occasione di questa giornata, in tutte le Asl del Lazio saranno promosse campagne di informazione e divulgazione sulla malattia, senza dimenticare il supporto ai familiari, ai caregiver e ai pazienti.
“Dobbiamo lavorare molto sul contesto assistenziale: sostegno, accoglienza e supporto possono contribuire a ritardare l’insorgenza della malattia. “ ne ho convinto il presidente della Regiona Lazio Francesco Rocca.
L’Alzheimer infatti ad oggi non ha una cura, ma dopo un lungo periodo di stasi nella ricerca sui farmaci per la demenza, si assiste da qualche anno ad una ripresa delle sperimentazioni che ha aperto nuovi filoni di ricerca farmacologica, ancora controversi ma che rivelano una ritrovata attenzione da parte dell’industria farmaceutica. Accanto alla ricerca sul farmaco poi, non va dimenticata la ricerca clinica continua messa in campo dalle Unità Operative
L’obiettivo che si è prefisso la Regione è diffondere quei percorsi di cura al momento esistenti ma anche il rispetto per la dignità di ogni paziente e – soprattutto- speranza per chi patisce quotidianamente gli effetti della malattia e di chi si trova a donare la propria vita nell’assistenza dei malati.