Sono i numeri a frenare l’entusiasmo dell’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato. Quellli che raccontano l’andamento del contagio, in salita nel Lazio nell’ultima settimana. Contagi e vittime che secondo il numero uno della sanità regionale, non consentono la riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio, così come previsto dal Governo. La posizione di D’Amato è chiara e attraverso le colonne del quotidiano Il Messaggero lancia un appello al premier Conte affinchè riveda la decisione. Non solo per il Lazio, anzi. La curva del contagio per quanto in salita, nel Lazio appare sottocontrollo se paragonata ad altre situazioni regionali.
D’Amato auspica grande prudenza anche perchè ritiene che il momento è quanto mai delicato: “Ci sono tre mesi invernali di fronte a noi e saremo impegnati in una complessa campagna vaccinale.”
Il problema – spiega D’Amato – non sono “le lezioni in aula, ma tutto ciò che sposta la scuola, tutto ciò che gira attorno alla scuola. Pensare di ripartire, alle superiori, quando registriamo in Italia più di 20mila casi al giorno, non ha senso”. E l’assessore alla sanità spiega la sua posizione attraverso il numeri recenti dei bollettini covid: quando le scuole riaprirono a settembre il Lazio registrava 300 nuovi positivi al giorno, oggi quasi 2.000.
All’assessore D’Amato fa eco Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi per il Lazio, anch’egli convinto che non ci siano le condizioni necessarie per rientrare in classe il 7 gennaio. Dunque per Rusconi le superiori resteranno in dad. Ma per il presidente Presidi Lazio il problema non è tanto da ricondurre al contagio, in crescita nonostante le restrizioni, quanto alla mancanza di un piano trasporto e a garanzie di sanità e ordine pubblico che la Regione, ad oggi, non è stata in grado di fornire.
“Finchè si agirà solo sulla scuola, sostiene Rusconi, la ripartenza sarà irrealizzabile”.