Sono 146 mila le imprese italiane che sono concretamente a rischio usura. Si tratta di attività che attualmente danno lavoro a circa 500 mila addetti. E’ il grido d’allarme lanciato dalla Cgia .
Secondo l’ufficio studi dell’associazione artigiani e piccole imprese Mestre, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 31 marzo scorso, Roma era al primo posto con 12.118 aziende, subito dopo Milano poi Napoli, Torino , Firenze e Salerno.
A livello regionale la situazione si capovolge rispetto allo scorporato provinciale. Ed ecco che tra le aree più sofferenti troviamo la Lombardia, seconda posizione per il Lazio, subito prima della Campania.
Nel Lazio, secondo i dati Cgia, l’11% delle piccole imprese nell’ultimo anno è ricorsa a prestiti a privati, con tassi di interesse iniqui. Concentrate nell’ordine in provincia di Roma, prima in Italia, a Latina 29esima, a Frosinone al 34esimo posto. Viterbo e Rieti sono meno esposte al fenomeno, entrambe nella seconda parte della classifica pubblicata dall’associazione.
Un problema questo che riguarda imprese artigiane, attività commerciali o piccoli imprenditori “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Di fatto, questa “schedatura” preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito per cui richiedere soldi a strozzo può rappresentare l’unica chance che spesso però diventa anche l’ultima, come sottolinea l’Ufficio studi della CGIA.
Esiste dal 96 il “Fondo di prevenzione dell’usura” dedicato proprio a questo tipo di realtà sofferenti. Una soluzione certo ma non sufficiente – secondo la cgia – visto il gran numero di piccole imprese ad un passo dal default.