Fiumi di droga che arrivavano in Sicilia dal Basso Lazio, Campania e Basilicata; ma anche spedizioni punitive e contrasti tra i gruppi criminali. E’ quanto emerge da una doppia inchiesta condotta da carabinieri del Comando Provinciale di Palermo e Dia che ha portato all’emissione di 85 misure cautelari contro il mandamento mafioso di Partinico. Un’inchiesta che riguarda anche la provincia di Latina.
63 le persone finite in carcere, 18 ai domiciliari e 4 sottoposti ad obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione dei carabinieri è stata effettuata anche nelle province di Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro dando esecuzione a 70 dei provvedimenti cautelari complessivi. Secondo gli inquirenti nel mandamento mafioso di Partinico operavano 5 associazioni dediti al traffico ed alla produzione di stupefacenti capeggiate da personaggi già condannati per associazione mafiosa o fortemente contigui a cosa nostra.
Dalla città di Latina – ipotizzano gli inquirenti – vi erano costanti approvvigionamenti di cocaina tramite due corrieri che facevano riferimento alla famiglia “Guida”. Erano loro a trasportare – sempre secondo le accuse – la coca in Sicilia.
Le misure cautelari eseguite dalla Dia hanno riguardato, tra gli altri, anche Pietro Canori, 71enne originario di Priverno, che già nei mesi scorsi era stato catturato in Spagna, dove trascorreva la latitanza perché ricercato sempre per reati concernenti gli stupefacenti e per questo allora inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi in campo nazionale. Da lui – secondo le accuse – si riforniva di cocaina il gruppo Vitale “Fardazza”.
La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha evitato l’esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi criminali di Partinico. Secondo il Gip che ha firmato le ordinanze cautelari, è emersa “l’immagine di una vera e propria balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi” che – ha precisato sempre l’Autorità Giudiziaria che ha adottato il provvedimento – consente di “presagire nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti”.