Una indagine partita da Reggio Calabria, approdata a Roma e che proprio nel Lazio ha trovato il suo punto di caduta. E’ quella portata avanti dalla Guardia di Finanza del capoluogo calabrese che ha permesso di sequestrare 52 milioni di euro di crediti d’imposta, frutto, secondo le accuse, di una articolata frode relativa al bonus facciate. Si tratta di quella misura del governo Conte che, parallelamente al superbonus, permetteva una detrazione del 90% della spesa per lavori di rifacimento delle facciate dei palazzi, attraverso l’utilizzo di crediti d’imposta.
Crediti che in questo caso, per i finanzieri, sono stati l’oggetto della truffa. Al momento le indagini, condotte prima dalla Procura di Locri e poi da quella di Roma, hanno visto l’iscrizione nel registro degli indagati di 31 persone, accusate di indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa a danno dello stato, riciclaggio ed auto riciclaggio. Sono 37 le società coinvolte, tra prime e seconde cessionarie del credito, che per le accuse avevano l’obiettivo di monetizzare parte dei crediti ricevuti da intermediari finanziari di mezza Italia.
L’assunto di base da cui si è partiti è che quei lavori non sono mai stati realizzati. Alcuni proprietari di immobili in Calabria hanno infatti denunciato il fatto di avere, all’interno dei propri cassetti fiscali, crediti d’imposta per lavori mai richiesti né tantomeno realizzati. Crediti che erano stati ceduti a quattro imprese: due di Roma e due di San Cesareo. Da quel punto, attraverso le indagini, è emerso che le quattro società, tutte amministrate da un’unica persona avevano accettato crediti per 52 milioni da 160 persone che nulla ne avevano mai saputo.
Le quattro società hanno in parte monetizzato ed in altra parte ceduto le restanti somme ad altre 33 società in tutta Italia, che anche loro hanno monetizzato parte dei crediti. Soldi che ora, grazie al sequestro preventivo, tornano ora allo Stato, in attesa delle decisioni della magistratura che accerterà con certezza quanto accaduto.