Roma – 19 LUG – Il Lazio fa storia a se. Questo è quanto si evince dalla relazione della Dia relativa al secondo semestre 2018, diffusa proprio in queste ore.
Tra gli elementi caratterizzanti il Lazio si legge nel report dell’antimafia c’è la connivenza delle realtà locali di matrice mafiosa a quelle meridionali, ben più organizzate. Anzi, spesso si viene a creare una vera e propria collaborazione criminale che punta alla gestione sempre più capillare della vita del territorio, a 360 gradi.
In modo particolare in provincia di Frosinone, dalle operazioni portate a termine dalle forze dell’ordine, emerge un interesse sempre più insistente verso i settori delle scommesse, videopoker e bingo.
Ma non solo. Perché l’antimafia sottolinea come in ciociaria la criminalità organizzata stia investendo anche nel circuito agroalimentare e della ristorazione.
La capacità di infiltrazione nel tessuto socio-economico locale da parte dei sodalizi di matrice camorristica, ma anche la capacità di contrasto delle Istituzioni è stata ulteriormente evidenziata dall’azione investigativa degli ultimi anni, che ha infatti condotto anche al sequestro ed alla confisca di beni di provenienza illecita, reinvestiti spesso in attività commerciali..
Il territorio ciociaro è stato inoltre utilizzato per trascorrere periodi di latitanza, come emerso anche nel corso 2018. A Cassino in un casolare è stato catturato il reggente delgruppo POLVERINO di Marano di Napoli, ricercato dal 2011. A Fiuggi (FR), è stato eseguito un ordine di esecuzione di pena detentiva a carico di un pregiudicato, contiguo al clan AMATO-PAGANO. Ad ottobre, è stato catturato sul territorio un esponente del clan dei CASALESI, ritenuto vicino al già arrestato boss Michele ZAGARIA.
Senza dimenticare poi i corposi sequestri di denaro e beni immobili riconducibili alle famiglie Di Silvio e Spada, da nord a sud della ciociaria , da Fiuggi a Cassino.
Per quanto riguarda Latina, la provincia risente della sua collocazione geografica che la rende snodo per i collegamenti tra le province di Roma, Napoli e Caserta. E questo aspetto fa del pontino un territorio vulnerabile. In particolare, appartenenti alla camorra hanno deciso di spostarsi nell’area pontina, per sottrarsi ai controlli, continuando così a gestire le attività illecite sui limitrofi territori di origine. Negli anni, nella provincia di Latina le indagini hanno fatto registrare la presenza, soprattutto sul litorale pontino, di esponenti di sodalizi campani legati alle famiglie BARDELLINO, BIDOGNETTI, GIULIANO, MALLARDO, LICCIARDI.
Il territorio della provincia è anche utilizzato quale rifugio per latitanti. Diversi sono stati i soggetti criminali ricercati tratti in arresto nel corso del 2018. A Minturno (LT) è stato tratto in arresto un affiliato al clan casertano BELFORTE. Sempre a Minturno è stato tratto in arresto un affiliato al clan napoletano LO RUSSO.
Nel tempo è emersa anche la presenza della ‘ndrangheta. A Latina risultano operativi le cosche reggine AQUINO-COLUCCIO di Marina di Gioiosa Jonica e COMMISSO di Siderno, mentre a Fondi si registra la presenza dei BELLOCCO e TRIPODO, nonché dei vibonesi LA ROSA-GARRUZZO ed, infine, ad Aprilia dei GALLACE-ARANITI degli ALVARO di Sinopoli (RC). Collaborazioni funzionali tra diverse matrici criminali, emerse già in relazione alle attività del MOF di Fondi che rappresenta, a livello nazionale, un importante indotto economico nel settore logistico-alimentare, nel quale si sono inserite negli anni le organizzazioni criminali per incrementare i propri affari illeciti.
Anche il territorio della provincia di Latina è quindi caratterizzato da una convivenza tra le varie consorterie, sia
di origine extraregionale che autoctone, tese a perseguire i propri interessi con modalità mafiose.