Giovedì 8 giugno festeggiamo il “giorno di liberazione fiscale”: una ricorrenza introdotta dalla Cgia di Mestre che vuole accendere i riflettori sulla pressione fiscale, eccessiva, che ricade sugli italiano.
In altre parole, se dall’ inizio di gennaio al 7 giugno abbiamo lavorato per onorare le richieste del fisco, dal giorno successivo e fino al prossimo 31 dicembre, invece, lo faremo per noi stessi e per le nostre famiglie. Da questo caso di scuola messo a punto dall’Ufficio studi della CGIA, emerge che per l’anno in corso sono stati necessari ben 158 giorni di lavoro (sabati e domeniche inclusi) per adempiere a tutti i versamenti fiscali previsti quest’anno (Irpef, Imu, Iva, Irap, Ires, addizionali varie, contributi previdenziali/assicurativi, etc.). Rispetto al 2022, il tax freedom day di quest’anno “cade” un giorno prima. Ma il 2022 è stato il peggiore anno negli ultimi 20 per quanto riguarda la pressione fiscale sulle tasche dei contribuenti.
Nel 2022, infatti, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore all”Italia.
Ma la situazione varia, seppure di poco, lungo lo stivale: sono i cittadini della Provincia Autonoma di Bolzano a versare il maggior numero di tasse al fisco. Nel 2019 ogni residente di questo territorio ha pagato mediamente 13.158 euro tra tasse, imposte e tributi. Seguono i lombardi con 12.579 euro, i valdostani con 12.033 euro, gli emiliano-romagnoli con 11.537 e i laziali con 11.231 euro.
La Calabria, invece, è l’area dove il “peso” del fisco è più contenuto: ogni residente di questo territorio ha pagato all’erario mediamente 5.892 euro.
Il dato medio nazionale in ogni casi si attesta a 9.581 euro .
Il forte divario tra Nord e Sud del Paese – segnala l’Ufficio studi della CGIA – non ci deve sorprendere.
Nelle regioni dove i livelli di reddito sono maggiori, grazie a condizioni economiche e sociali migliori, anche il
gettito tributario presenta dimensioni più elevate.
Resta però il problema ad ogni latitudine: una pressione fiscale cosi massiccia paradossalmente non premia chi rispetta o intende rispettare le regole, andando a penalizzare i contribuenti onesti. Per questo la Cgia rivolge al Governo un accorato appello utile a rimettere in moto la macchina economica, agendo proprio sul peso delle tasse.