Due mesi fa l’operazione anticaporalato dei Carabinieri del Nas di Latina che portò alla luce un sistema di lavoro nei campi fatto di sfruttamento, assenza di contributi, retribuzioni orarie da un euro e 50 e intimidazioni, quelle che gli operai perlo più bengalesi, ricevevano per evitare che parlassero. Oggi, per quella manodopera, si aggiunge un’altra amarezza: quella di non poter contare su alcun sistema di assistenza mensile, di sostegno retributivo, nessuna cig, disoccupazione o mobilità, perché di fatto nessuno nei mesi a dietro ha pagato loro i contributi, unica possibilità per ricevere oggi dallo Stato qualsiasi tipo di indennità per la disoccupazione in cui i braccianti si sono ritrovati, dall’oggi al domani, dopo la chiusura dell’azienda agricola Agrifontanella di San Felice Circeo, imposta a seguito dell’operazione Job Tax del Nas di Latina.
Per questo la Uil ha presentato lunedì le prime denunce di omissione contributiva all’Inps.
Secondo il sindacato i lavoratori non solo non riceveranno la giusta retribuzione ma, a causa dell’accertata evasione contributiva dell’azienda per oltre mezzo milione di euro, non è stata accreditata all’Inps neanche una giornata di lavoro né per il 2020 né per i primi quattro mesi del 2021 e, quindi, non avendo alcun contributo, non riceveranno la disoccupazione agricola e non percepiranno gli assegni familiari dovuti.
Come se non bastasse, poi, non potranno richiedere il bonus di 800 euro previsto dal Governo per i braccianti agricoli che nel 2020 abbiano avuto accreditate almeno 50 giornate di lavoro.
Giorgio Carra, segretario nazionale Uila, evidenzia come da anni il sindacato chiede che, alle lodevoli operazioni contro il caporalato, debbano corrispondere adeguate e continuative iniziative da parte dei vari organi ispettivi per evitare che il prezzo più alto da pagare ricada sempre e solo sui lavoratori.