Lunedì è stato Morolo, martedì la volta di Sgurgola. Un’altra mattinata da incubo per i pendolari della tratta Roma-Cassino che, sin dalle prime ore dell’alba, hanno dovuto fare i conti con i problemi ormai cronici della linea ferroviaria che porta persone per motivi di lavoro, studio, salute, nella capitale. Se lunedì il disservizio aveva riguardato un solo treno, con ritardi anche abbastanza contenuti, stavolta il problema è stato tecnico, proprio lungo i binari all’altezza di uno scambio.
Il guasto è stato segnalato alle 4:45, proprio nel momento in cui i convogli iniziavano ad instradarsi sui binari verso la capitale. Il primo effetto, immediato, è stato il ritardo di tutti i treni in coda che ha toccato sin da subito i sessanta minuti. L’intervento dei tecnici sulla linea è durato circa due ore e terminato intorno alle 6:40, come sottolineato da Rfi in un comunicato stampa. Intanto però il danno era stato fatto.
Al momento del ripristino completo della linea la situazione era la seguente: un treno ad alta velocità che ha fatto registrare 15 minuti di ritardo e ben dodici regionali rallentati che hanno avuto ritardi fino ad ottanta minuti, vale a dire un’ora e venti. Il risultato di tutto è che molte persone sono state costrette laddove possibile a prendere l’auto, oppure cercare una coincidenza utile con Cotral.
Tante le proteste dei pendolari, che oltre alle problematiche relative al ritardo hanno segnalato anche scarse comunicazioni attraverso i tabelloni e non solo, che sarebbero quindi stati un modo per permettere a chi ancora doveva partire di trovare mezzi alternativi. Il commento più diffuso è “vergogna”, c’è chi minaccia lo sciopero dell’abbonamento e chi fa dell’ironia sul kit di cortesia consegnato da Trenitalia a chi patisce ritardi, una scatola con dentro acqua e qualcosa da mangiare.
Tra tutti i commenti pervenuti anche alla nostra redazione scegliamo questo: “Disagi recati e continui di un disservizio senza sosta che ci sta portando ad una rabbia inaudita, perché siamo frustrati dei continui ritardi e delle giustificazioni che dobbiamo dare ai datori di lavoro, basta”.